Per la sezione Benessere a 360° questa settimana inizieremo a parlare di Emozioni e Alimentazione .
Oggi vogliamo presentarla in un articolo a 4 mani : la mia parte più psicologica e quella di Alessia Campopiano, dietista, trovi una sua presentazione qui.
Relazione tra emozioni e alimentazione:
La regolazione delle proprie emozioni gioca un ruolo fondamentale nelle problematiche alimentari, ma sembriamo rifletterci spesso troppo poco.
Mangiare è un atto ripetuto nel corso della giornata e si accompagna alle emozioni più disparate: mangiamo quando siamo assonati e facciamo colazione, mentre siamo di corsa e ci facciamo un panino al volo, quando siamo arrabbiati o guardiamo un programma alla televisione.
Quante volte ci capita di sentirci arrabbiati o tristi e consolarci con un cibo che amiamo… ma spesso senza darci il giusto limite?
Nel mio lavoro intervengo spesso agl’albori di quelli che poi spesso, in età adulta, diventano disturbi alimentari in bambini e adolescenti.
Quali sono i fattori psicologici che influenzano una buona regolazione nell’alimentazione?
Alcuni studi (Trombini 2007) hanno evidenziato come i bambini e adolescenti che faticano a riconoscere le proprie risorse e metterle in atto, assumono un atteggiamento passivo davanti allo stimolo, con una bassissima tolleranza alla frustrazione e al fallimento che li porta ad evitare in toto di mettersi in gioco e provare.
Nel corso della storia della psicologia diversi importanti esponenti hanno parlato di tale dinamica:
Le teorie dell’attaccamento con i vari autori hanno ripreso questo come il comportamento alimentare sia influenzato dall’esperienza di attaccamento fatta nei primi anni di vita ( rimando ad una breve spiegazione delle teorie dell’attaccamento, ma avremo modo di parlarne meglio in futuro e nella newsletter dedicata ai bambini).
Tutti nasciamo con l’innata capacità di autoregolare il senso di fame e sazietà: da bambini sappiamo istintivamente quando iniziare o quando smettere di mangiare per raggiungere un naturale senso di equilibrio (omeostasi).
Sappiamo quanto e quando mangiare.
Questa scoperta ha posto le basi per la teoria dell’allattamento a richiesta: siccome il bambino nasce con la consapevolezza (fisiologica, ormonale) di quanto e quando nutrirsi, la madre allatta quando il piccolo lo richiede.
Il comportamento alimentare neonatale, essendo guidato da fattori fisiologici e totalmente svincolato dalle consuetudini, richiede tempistiche totalmente differenti da quelle degli adulti (motivo per cui i neo-genitori sono spesso costretti a fare “le ore piccole”!).
Nasciamo con un profondo contatto e una completa consapevolezza delle esigenze del nostro corpo che crescendo, poi, perdiamo.
Il cibo passa da essere alimento ad acquisire valore rituale (compleanni, matrimoni, feste religiose… San Valentino!), sociale ed emotivo.
Ed ecco che in un battito di ciglia diveniamo adulti. Adulti che associano un alimento a una ricorrenza, a una persona, a un momento felice.
Non al solo nutrimento.
Da adulti, il cibo diviene un’occasione. Occasione per conoscere nuove persone, condividere momenti, incontrare i colleghi, approfondire relazioni. Conoscere e conoscersi.
…E come abbiamo detto, i bambini piccoli non sono mai entrati in contatto con questo mondo sfaccettato. Per loro è tutto semplice, lineare. Mangiano quando hanno fame, e hanno fame solo quando il corpo ne ha davvero bisogno.
I bambini piccoli non sono mai entrati in contatto con questo mondo… fino a che non li introduciamo noi.
Adulti come modelli per i comportamenti alimentari dei bambini:
I bambini apprendono quanto, quando e cosa mangiare attraverso le esperienze dirette con il cibo e osservando i comportamenti alimentari di chi li circonda.
I comportamenti alimentari di chi li circonda, però, sono a loro volta influenzati dai social media, dalla società e dall’industria alimentare.
La famiglia è un sistema che va oltre la mera somma degli individui: l’equilibrio quasi idilliaco dell’autoregolazione muta quando entra in contatto con il contesto familiare, in cui il bambino cresce e la nutrizione inizia a passare attraverso l’esperienza che il bambino fa tramite il proprio caregiver, come riceve risposte ai suoi bisogni, come impara a tollerare la frustrazione e autoregolarsi. Il rapporto con la madre viene inizialmente identificato con un rapporto simbiotico, dove il neonato si percepisce “fuso” con la proprio mamma: tutti i bisogni sono identificati e soddisfatti dalla mamma.
Per questa ragione è importante che i caregivers vengano educati e istruiti dai professionisti su come comportarsi durante questo delicato percorso di genitore.
Attorno ai 5/6 mesi il bambino inizia una prima fase di individuazione-separazione, capendo che la mamma è differente da lui. Gradualmente impara a tollerare le frustrazioni di non essere soddisfatto immediatamente. Intorno a 1- 2 anni il bambino impara a camminare e a fare nuove esperienze nel mondo circostante. Qui avviene la fase così detta dei terribili due, chiamata così proprio perché il bambino inizia a capire che non è il centro dell’universo, ma gl’altri sono differenti da lui con interessi e bisogni differenti.
La possibilità che il bambino gradualmente si percepisca come diverso, con un proprio corpo e pensiero, è regolato dal rapporto sano con la madre. Le modalità di accudimento, sia dal punto di vista fisico che quello psichico e somatico, diventano le basi per uno sviluppo sano di esistere con un proprio corpo e dei propri bisogni, che per esser soddisfatti dovranno tollerare la frustrazione dell’attesa. Compreso il bisogno legato all’alimentazione!
Comparsa della fame emotiva:
Le emozioni possono influire su modalità e tipologia di cibo consumato.
I comportamenti alimentari disfunzionali nel bambino sono spesso prodromici alla comparsa della fame emotiva nell’adolescente e nell’adulto.
La fame emotiva è una condizione in cui l’individuo non è più in grado di riconoscere distintamente la fame fisiologica (quella autoregolata) ma utilizza gli alimenti per veicolare le proprie emozioni.
Gli atteggiamenti tipici della fame emotiva hanno bassa prevalenza nella fascia d’età infantile e si alzano in quella adolescenziale. Questo dato potrebbe far ben sperare sui più piccoli, ma va considerato che nella maggior parte dei casi la fame emotiva adolescenziale ha avuto esordio in età infantile per poi manifestarsi tardivamente.
La prevenzione risulta quindi fondamentale: prevenire, riconoscere e trattare i comportamenti disfunzionali nel momento in cui iniziano a manifestarsi è il modo migliore per tutelare il futuro dei nostri figli.
Nel prossimo articolo scopriremo meglio le sfaccettature della fame emotiva e come prevenirla!
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Fonti:
T. J. Devonport et al, a systematic review of the association between emotions and eating behaviour in normal and overweight populations, Journal of Health and Psychology, 2017 L Birch, J S Savage, A Ventura, influences on the development of children's eating behaviours: from infancy to adolescence, Can J Diet Pract Res, 2007 S Scaglioni, V De Cosmi, C Agostoni et al, Factors influencing Children's eating behaviours, Nutrients, 2018 T van Strien, Causes of emotional eating and matched treatment of obesity, Curr Diab Rep, 2018 Trombini, L'obesità in adolescenza: fattori psicologici e dinamiche famigliari Stordy, B. J.; Redfern, A. M.; Morgan, J. B. (1995). Healthy eating for infants-mothers' actions. Acta Paed, 84:733-741.
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