Compagni di viaggio: quali dinamiche? – 3 TAPPA Viaggio della Terapia

da | 1-11-2020

Quando si parte per un viaggio le dinamiche che si vengono a creare con i nostri compagni di viaggio sono sempre molto diverse, in base a dove siamo, in quale momento stiamo affrontando questo viaggio e con chi stiamo viaggiando.

Oggi iniziamo una nuova tappa insieme, abbiamo visto con chi partiamo, ma cosa succede insieme durante il viaggio, quali dinamiche si vengono a creare?

Cosa cerchi nella persona che deve fare il viaggio con te? Secondo me ci sono aspetti molto importanti: la naturalezza che si viene a creare, l’alleanza, la relazione terapeutica con il suo transfert e controtransfert, la chiarezza sul segreto professionale, le resistenze al trattamento.

 

NATURALEZZA

Noi psy lavoriamo con noi stessi, con la nostra persona, unendo poi la nostra professione, quello che apprendimento negli anni di studio, nella pratica clinica, nel confronto con colleghi con intervisioni e supervisioni.

 La cosa che risulta spesso più difficile è comprendere come portare NATURALEZZA nel setting, nella relazione con il paziente: come posso unire il mio modo di fare, il mio essere, con quelle che sono le famose regole del setting?  Così iniziamo a sperimentare, siamo inizialmente molto rigidi impostati, oppure troppo flessibli e aperti, ma gradualmente troviamo la giusta misura.

 La cosa fondamentale è tenere a mente che la relazione sarà l’elemento più importante in una terapia di successo, parleremo meglio di alleanza e degli elementi che la facilitano.

 La scuola di specializzazione mi ha insegnato che alla base della naturalezza c’è la capacità di stare nel qui e ora, rispettare il setting, ma anche il nostro modo di essere.

I miei pazienti hanno imparato a comprendere quanto io sia a volte impacciata: giocherello con la penna che poi mi cade a terra e si sorride insieme, sanno quanto io patisca il caldo o il freddo e la relativa gestione di finestre aperte e condizionatori accesi, imparano a conoscere la mia ironia, la mia dolcezza, ma anche il mio essere a volte pungente a fin di bene.

Hanno imparato ad apprezzarmi nei miei giorni eleganti e nelle mie giornate sportive in Vans.

Dietro la naturalezza c’è l’importanza di passare un’umanità che sta dietro la mia persona, un’umanità che posso mostrare in terapia, ovviamente ci sono molti aspetti che non possono trasparire della mia vita privata, delle mie possibili preoccupazioni, arrabbiature etc, aspetti , ma senza risultare quella sempre perfetta.

Quell’umanità, quel mio essere impacciata e far nascere un sorriso,  permette al paziente di “ rilassarsi”, di vedermi come una persona che lo può aiutare nel percorso, a conoscersi meglio, a far propri degli strumenti, ma sempre “ umana”.

 In quanto umana quindi con dei limiti, e quanto sono protettivi tali limiti se li riconosciamo e integriamo? Quante volte le nostre difficoltà partono proprio dal non accettare di avere dei limiti, ma altrettante risorse?

ALLEANZA TERAPEUTICA

L’alleanza terapeutica è l’elemento più importante per un ‘efficace psicoterapia.

Come in ogni relazioni possono esserci momenti in cui si perde l’alleanza, vi è una rottura, ed è fondamentale accorgersi, parlarne insieme per poter riparare e ripartire. 

In ogni psicoterapia vi deve essere un passo indietro, un momento di regressione, di stallo, di crisi; un momento in cui ci sembra di andare da nessuna parte, ci sembra di esser tornati all’inizio, di stare di nuovo male. Allora ci si ferma, se ne parla insieme, si osserva cosa succede e perché.

 Ogni cambiamento prevede la modifica di una situazione precedente: avete mai visto cambiare qualcosa mantenendo tutto immutato? Lo stesso succede dentro di noi, per poter cambiare, serve tempo, servono errori, serve prenderne consapevolezza con la mente e con il cuore, serve poter fare dei passi indietro perché sono quelli che ci permetteranno di poterne rifare in avanti.

 A volte ci si sente arrabbiati con la/ il proprix psy: non capisce, mi fa stare peggio, mi ha detto quella cosa che…., non capisce che stavo bene ed ora sto di nuovo male.

 Spesso il fermarsi è sinonimo di paura di quel cambiamento che vediamo, che abbiamo li davanti, che vorremmo tanto, che ora riusciamo a cogliere, comprendere, ma che vorrebbe dire attuare delle modifiche, cambiare noi, cambiare parti della nostra vita. Ci spaventa? Si. Quindi torniamo indietro.

Ma il/ la nostra psy è proprio li per aiutarci e proseguire insieme.

Ogni situazione è a sé, quindi bisogna poi capire insieme cosa succede, perché sentiamo questa difficoltà ed emozioni e bisogna PARLARNE, condividerle con la/il nostrx psicoterapeuta per poter comprendere meglio cosa scatta in noi, che sarà solo una copia di ciò che spesso succede nelle nostre relazioni al di fuori di quella stanza.

 Ovviamente come in ogni relazione, in questo caso si è in due:

  • il terapeuta che deve portare tutte la sua competenza, sensibilità, accoglienza della sofferenza del paziente senza lasciarsi travolgere, ma comprendere  vari aspetti che si vengono a creare, mantenere un atteggiamento sempre curioso, flessibile, sempre attento e mai superficiale. Oltre alla naturalezza di cui parlavamo ieri. La capacità di saper ascoltare, di sapere cosa è essenziale e cosa diventa superfluo nel racconto del paziente, ci aiuta a capire se stiamo andando nella stessa direzione o ci stiamo perdendo, allontanando.
  • Il paziente che deve avere una buona capacità relazionale, una buona motivazione, flessibilità , desiderio di modificare la situazione attuale con un obiettivo realistico che si prova a definire insieme, la libertà di poter rimandare alx proprix psy pensieri, idee momenti di difficoltà.

 In psicoterapia vi è un concetto di affidamento, accoglienza, di squadra che si viene a creare per poter sentirci meglio, togliendoci però dalla posizione di voler la soluzione immediata, magica e il minimo sforzo. No, vi ho già raccontato che la terapia è anche fatica.

Ciò che spesso mi piace mantenere è l’ironia, non sempre e non con tutti, ma usare l’ironia ci aiuta a rendere a volte più leggera la nostra ora insieme, ci aiuta a creare un’alleanza, una naturalezza, ma nel creare una raccolta di vita che non diventi un interrogatorio inquisitorio insomma!

TRANSFERT & CONTROTRANSFERT

transfert (o traslazione) è un meccanismo mentale nel quale un individuo tende a spostare schemi di sentimenti e pensieri relativi ad una relazione significativa della nostra infanzia, su una persona coinvolta in una relazione interpersonale attuale in modo del tutto inconscio.  Questo succede in tutte le relazioni interpersonali. Può essere positivo, con affetto, stima, amore oppure negativo con emozioni di invidia, gelosia, competizione, aggressività.

Il controtransfert è la reazione emotiva al transfert del paziente, da parte dello psicoterapeuta, ed è spesso uno strumento fondamentale in terapia. Diventa argomento di colloquio con il paziente, molto importante e fonte di ricchezza e crescita, in quanto il terapeuta può mostrare come alcune parole, reazioni, emozioni espresse o trattenute, vengano percepite dal terapeuta, si sentono e si rimanda al paziente cosa si sente, cosa si sta creando nella relazione.

 

Annalisa Bertoletti

Annalisa Bertoletti

Psicologa | Psicoterapeuta

Sono psicologa/psicoterapeuta.

Credo nel potere delle emozioni e nell’importanza di essere ascoltati in modo empatico, credo nella resilienza che ogni persona che si siede davanti a me porta, con le sue esperienze di vita.

Accompagno grandi/piccini ad affrontare momenti di difficoltà. Ricevo nei miei studi di Sedriano, Nerviano e quando possibile tramite Skype.

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