Programmare il viaggio: quali aspetti considerare nella psicoterapia?- 2 TAPPA Viaggio della Terapia

da | 1-11-2020

Programmare il viaggio, sapere quali aspetti dobbiamo considerare è fondamentale non trovi?

Lo stesso vale per la nostra terapia, quindi vediamo insieme quali fattori entrano in gioco.

SETTING TERAPEUTICO:

 Quante volte hai sentito parlare di  SETTING (terapeutico)? Quante volte nella mente è apparsa l’immagine di un lettino e di unx psicoterapeuta sedutx alle spalle? Ma in realtà è un concetto ben più ampio, possiamo riassumerlo come la cornice che racchiude tutto il lavoro clinico e tutela per paziente e terapeuta.

Possiamo definirle come le “ regole” della terapia: durata della seduta e cadenza, si dà del Tu o del Lei, cosa succede se si va in vacanza?cosa succede se salto una seduta?come funziona se ho bisogno di contattare il/la mix psy in settimana? uso del cellulare in seduta, pagamenti, chiusura/ interruzione della terapia.

Non posso riassumere in un unico post quali siano, in quanto non esistono regole UNIVERSALI. Ogni terapeuta ha le sue ed ogni paziente può avere bisogno di “ accortezze” differenti.

In ogni percorso vengono però condivise e consegnato un modulo di informativa privacy e trattamento dati in cui è compreso il dettaglio della modalità terapeutica.

Il setting in stanza di terapia, invece, cambia molto in base all’approccio del terapeuta: chi usa poltrone, chi alla scrivania, chi il lettino, chi prevede un vetro bidirezionale per permettere al/alla seconda terapeuta di osservare.

RACCOLTA ANAMNESTICA

La raccolta anamnestica è la raccolta della storia clinica del paziente.

Può essere svolta in modo strutturato: ovvero con delle domande che guidano il paziente, oppure per associazione, cioè lasciando liberamente parlare il paziente su alcuni argomenti.

 La modalità che di solito adotto, varia molto in base al tipo di paziente che ho di fronte, a quanta difficoltà presenta nell’aprirsi o quando abbia così tanto da raccontare che necessita “ una guida”.

 Con gli adulti e gli adolescenti mi avvalgo spesso della linea del tempo, ovvero uno strumento che indaga i ricordi positivi e negativi del paziente in tutta la sua vita.

Insieme andiamo ad indagare meglio le relazioni attuali e quelle passate, alcuni episodi di malessere e difficoltà precedenti, come è riuscitx a sorpassare queste difficoltà, il suo andamento scolastico e lavorativo, come sono andate le varie fasi delle tappe evolutive.

 Per i bimbi è differente, l’anamnesi viene fatta con i genitori e si indaga la relazione di coppia, le relazioni famigliari, la gravidanza, le varie tappe nella crescita e le difficoltà attuali. Ciò viene fatto anche per gli adolescenti in primo colloquio o successivamente, ma avendo un confronto con i genitori che sanno riprendere le prime tappe di sviluppo.

TEST PSICOLOGICI

Test, possono essere davvero tantissimi, di vario tipo, diversi per i vari approcci di psicoterapia, per la fase di ciclo di vita del paziente, per problematica che porta.

Rimane che i test sono una sorta di “ fotografia” del momento attuale del paziente,  offrono, in un tempo più breve, di comprendere risorse e punti di difficoltà della persona che è di fronte a me.

I test da soli, difficilmente permettono una diagnosi psicologica, ma sono uno strumento a supporto per comprendere meglio le ipotesi diagnostiche emerse dai colloquio.

 

Non vi illustrerò quali utilizzo e a cosa servono, (anche perché poi lo so che andate su google a cercare spiegazioni e significati, ma diffidate sempre! ).

Vi lascio però una breve carrellata dei tipi di test che spesso vengono utilizzati in psicodiagnostica.

I test sono un supporto per comprendere meglio il paziente, il suo funzionamento e l’eventuale ipotesi diagnostica fatta tramite il colloquio, non sono sempre somministrati e non sempre utili nella relazione terapeutica e nel percorso del paziente.

FOCUS ED OBIETTIVO TERAPEUTICO

La fase di consultazione, con l’eventuale somministrazione di test, portano all’individuazione del focus della terapia.

 Il focus è l’obiettivo, l’area focale su cui andremo a lavorare che parte dal bisogno specifico del nostro paziente, andremo a vedere quali modalità, paure, emozioni non ascoltate, sono diventata disfunzionali e come poter tornare ad un equilibrio. 

Ogni persona ha le sue modalità di difesa, che portano ad una serie di comportamenti, che possiamo riassumere come l’autoterapia che il paziente ha saputo attuare finoa. Quel momento per rispondere alle sue paure.

Spesso chi ho di fronte, inizia a guardare il mondo con le sue lenti, con i suoi occhiali, e il suo modo di osservare e leggere ciò che succede nel suo mondo; il focus ci aiuta a comprendere quale “ deformazione” a volte assume questa visione, che ci porta poi a sentirci peggio.

 Quello che ci tengo sempre a rimandare ai miei pazienti è che dobbiamo concederci tempo: tempo di comprendere il nostro modo di funzionare, le nostre difese e quando queste sono diventate disfunzionali e invece di proteggerci ci fanno del maleà esempio della corazza.

Quando si parla insieme del focus: restituzione test, bisogno di difendersi e come lo fa, sotto a ciò c’è una paura che andremo ad indagare, appartiene al passato ma ci lavoriamo nel qui e ora.

 

E’ importante sapere quando “mettere e togliere gli occhiali”: saper utilizzare sia le
proprie conoscenze teorico-cliniche che la diagnosi relazionale, considerando la
considerare la propria partecipazione e soggettività
E’ importante ammettere dentro di noi
propria partecipazione e soggettività al processo di raccolta ed elaborazione dei dati”

 

Professor Giovanni Carlo Zapparoli

 

Annalisa Bertoletti

Annalisa Bertoletti

Psicologa | Psicoterapeuta

Sono psicologa/psicoterapeuta.

Credo nel potere delle emozioni e nell’importanza di essere ascoltati in modo empatico, credo nella resilienza che ogni persona che si siede davanti a me porta, con le sue esperienze di vita.

Accompagno grandi/piccini ad affrontare momenti di difficoltà. Ricevo nei miei studi di Sedriano, Nerviano e quando possibile tramite Skype.

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